E’ scomparso Francesco Di Giacomo, una delle più belle voci della musica italiana,  un grande artista, un artista gentiluomo. Mi piace ricordarlo così perché ho avuto modo di conoscerlo e frequentarlo circa venti anni fa, quando ho insegnato per qualche tempo al liceo Marconi di Zagarolo, in provincia di Roma, dove lui viveva  e dove è morto in un assurdo incidente stradale, per fortuna senza altre vittime. Ci incontravamo per strada e al supermercato e qualche volta cenavamo assieme. Quando i ragazzi del liceo andarono in autogestione mi chiesero di coinvolgerlo in una lezione alternativa, che facemmo in un’aula affollatissima e che fu molto bella e divertente: sono certo che quegli studenti, che oggi avranno oltre trent’anni, se la ricorderanno bene… Non era solo un grande artista: al di là di questo piccolo episodio, era un uomo generoso, cordiale, disponibile, amabile, ironico e, cosa non comune nell’ambiente della musica, assolutamente disinteressato: non era per niente, insomma, egocentrico, egoista e narcisista come sono tanti artisti, anche molto meno bravi di lui. L’ho rivisto poi in diverse altre occasioni, nel backstage di tanti concerti e, l’ultima volta, alla conferenza stampa dell’Auditorium, l’anno scorso. Oltre a essere un cantante strepitoso, Francesco ha scritto anche dei testi bellissimi, ascoltateli attentamente, e il Banco del Mutuo Soccorso è stato uno dei più importanti gruppi rock non solo italiani ma del mondo intero. Ma la scomparsa di Francesco non è solo una grande perdita per la musica: è una grande perdita umana, detto davvero senza nessuna retorica, e non lo dimenticheremo. Per sua volontà, ai funerali non fiori ma offerte ad Emergency. Addio Francesco, ne guadagnerà il Paradiso intero ma forse potevano aspettare un altro pò, che dici?